martedì 16 luglio 2013

IN VIA ICCO E IN VIA UMBRIA

Scoperte tombe magnogreche in due zone diverse della città

E’ vero che il Nostro è il paese più ricco di vestigia storiche e archeologiche, ma non sono molte le città che offrono “in tempo reale” lo spettacolo dello scavo archeologico in continuo, come Taranto. Negli ultimi giorni, in occasione dei lavori alle reti fognarie urbane, effettuati dall’Acquedotto pugliese, sono state portate alla luce alcune sepolture appartenenti alla sconfinata necropoli della Taranto antica, in due diversi siti: in via Icco, angolo via Rintone, e in via Umbria, angolo corso Italia. Grazie alla vigilanza della soprintendenza archeologica, che ha incaricato del servizio la Cooperativa Museion, rappresentata in questo caso dall’archeologa Paola Iacovazzo, i lavori delle aziende vengono vigilati, secondo le disposizioni vigenti e, in molti casi, consentono di portare alla luce antichissime sepolture. Se queste ultime sono “inviolate”, cioè se vengono alla luce per la prima volta, riconsegnano al patrimonio archeologico pubblico i preziosi corredi con i quali era in uso inumare i cadaveri. Ebbene, mentre nel caso dello scavo in via Umbria, il sarcofago rinvenuto era già stato violato ed era ripieno di materiale inerte riveniente dai precedenti scavi. Invece era inviolata e conservata perfettamente la tomba di via Icco, come ci ha spiegato la direttrice del Museo archeologico nazionale, Antonietta Dell’Aglio, responsabile dell’area urbana di Taranto: “La tomba a fossa è di epoca molto antica e presenta tre deposizioni. La prima, e più antica risale alla prima metà del VI secolo a. C. Le altre due giaciture secondarie sono successiva, ma poiché si tratta, come avviene di consueto, di riuso in ambito famigliare (anche perché non c’era molto materiale di scarto), è da supporre che abbiamo una datazione posteriore di non più di mezzo secolo”. Oltre agli scheletri dei tre defunti sono stati ritrovati i corredi funebri completi e interessanti quasi tutti integri e comunque, anche quando rotti, sono completi. “Gli oggetti del corredo funebre – ci ha chiarito la dottoressa Dell’Aglio – sono di importazione, corinzia o comunque orientale e di un certo interesse storico artistico”. Gli oggetti del corredo funebre sono stati trasferiti al Museo, per essere inventariati e conservati. A questo proposito ci permettiamo di avanzare una proposta alla soprintendente e alla direttrice del Museo: perché non esporre al pubblico, in una piccola mostra autonoma, i reperti recuperati negli ultimi scavi (relativi a un periodo di alcuni anni) con le indicazioni topografiche? Si potrebbe in questo modo, forse, attirare l’interesse dei cittadini dei quartieri o dei centri in cui sono stati fatti i rinvenimenti, che molto spesso curiosano durante le operazioni di scavo, ma che poi non hanno occasione di “vederne” concretamente “i frutti”.
(guarda video)

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